sabato 17 ottobre 2009

COME NUVOLE

Come fossimo nuvole
Dobbiamo vedere noi stessi come una nuvola, perchè, ovviamente,
le nuvole non sbagliano mai. Avete mai visto una nuvola malformata?
Avete mai visto una nuvola difettosa? No. Sono sempre perfette.
Fanno immancabilmente la cosa giusta. Ma in realtà anche noi la facciamo.
Siamo naturali, come le nuvole e le onde; tuttavia, giochiamo giochi complicati
che ci inducono a dubitare di noi stessi.
Ma se per qualche tempo facessimo finta di essere una nuvola o un'onda, ci accorgeremmo che non sbaglieremmo mai.
Perfino se facciamo qualcosa che sembra un disastro totale ne usciremo, in un modo o nell'altro.
Una volta che ci rendiamo conto di questo fatto, sviluppiamo una fiducia nuova:
allora, attraverso tale fiducia, saremo capaci di confidare nel nostro intuito.

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Nadia

mercoledì 14 ottobre 2009

LETTERA APERTA DI UN PRETE DI GENOVA

Che tu la condivida o no, fai girare questa lettera. è un po' lunga ma... Ne vale la pena !

Ho appena ricevuto il testo della nuova lettera che Don Paolo Farinella, sacerdote di Genova, ha inviato al Cardinal Bertone. Leggila e fà pure le tue considerazioni.........


E' una lettera piena di un dolore inaudito, che provoca una rabbia dura; piena di delusione, che esacerba l'animo e lo amareggia; piena di passione.

Paolo Farinella è un prete di Genova già firmatario di altre lettere bollenti e schiette.

Questa è la sua introduzione:

"Care Amiche e cari Amici vi spedisco questo documento, sotto forma di lettera aperta: chi la condivide la condivide; chi non la condivide, la cestini. Non accetto discussioni in merito. Una volta pubblicata è patrimonio pubblico. Potete farne quello che volete. In caso mi servisse frutta in carcere, sappiate che sono diabetico e posso mangiare solo mele “Smith” o frutta equipollente. Un abbraccio a tutti
Paolo Farinella, prete – Genova"

IL PROTETTORE DEL PADRINO
Lettera aperta al cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano
di Paolo Farinella, prete

Sig. Cardinale,
Mercoledì 7 ottobre 2009 è stato un giorno memorabile e tragico. Memorabile perché una sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il tentativo di Silvio Berlusconi, presidente del consiglio, corrotto e corruttore, di stravolgere lo stato di diritto, piegandolo ai suoi biechi e immorali interessi. Con il «Lodo Alfano», egli voleva la consacrazione costituzionale di essere l’«Unto di Dio» in terra. Che Berlusconi sia «unto» è fuori di ogni dubbio: unto di falsità, di immoralità, di corruzione, di furto, di evasione, di illegalità e di antidemocraticità. La sentenza della Corte, invece, ha restituito a noi cittadini comuni, l’orgoglio della dignità di appartenere ad una Repubblica, dove l’uguaglianza dei cittadini e la legalità sono ancora «principi non negoziabili». Con questa sentenza l’Italia è più forte e più libera.
Mercoledì 7 ottobre 2009, però, è stato anche un giorno tragico. Lei, sig. segretario di Stato Vaticano, nonostante la disapprovazione della Chiesa reale, ad ogni costo, ha voluto tagliare insieme a Berlusconi il nastro della mostra «Il Potere e la Grazia» a palazzo Venezia (ogni riferimento al passato è decisamente voluto). Che scena deprimente! Che spettacolo rozzo e indecoroso! Lei sapeva che «in quel giorno e in quelle ore», la Corte Suprema si sarebbe pronunciata e sapeva quali sarebbero state le reazioni di un uomo malato e fuori controllo (testimonianza della moglie), eppure non ha esitato ad aspettare e a rispettare la tempistica imposta da un giullare che da sempre ha identificato i suoi interessi con quelli del Paese.
Il presidente del consiglio, furibondo per non essere «più uguale degli altri», chiuso nel bunker insieme ai suoi disonorevoli dipendenti, sapendo che ormai non poteva sfruttare il tg1 minzoliniano, ormai fuori tempo massimo, ritarda volutamente l’apertura della mostra, costringendo lei ad aspettare i suoi comodi. Egli infatti varca la soglia di palazzo Grazioli, sede di meretricio istituzionale, nello stesso momento in cui inizia il tg4 di famiglia, consapevole che quelle primissime immagini avrebbero fatto il giro del mondo.
Come un cane, ferito all’improvviso, con uno stile da pescivendolo (con tutto il rispetto) più che da uomo di Stato, va all’attacco di tutti: lo tzunami della vergogna attraversa l’etere, una valanga di falsità e di fango schizza dappertutto: contro il Presidente della Repubblica, contro i Giudici Costituzionali (anche contro quei due con i quali ha condiviso una irrituale cena, prima della sentenza?), contro la guardia del corpo più alta di lui, contro la stampa, contro la televisione, contro la luna che si permetteva di sogghignare. Una scena invereconda.
«In quel giorno», il 7 ottobre 2009, la prudenza clericale e diplomatica avrebbe voluto che lei stesse defilato, magari in qualche cappella a pregare per la «serva Italia di dolore ostello / nave sanza nocchiere in gran in gran tempesta / non donna di provincie, ma bordello» (Dante, Purg. II, 6,76-78). Invece?… Invece, lei, sig. cardinale, stava lì, come un compare di nozze, accanto all’«utilizzatore finale» di prostitute a pagamento. Egli da solo ha calpestato tutti «i principi etici non negoziabili» con cui lei è solito pontificare; tutti i principi della dottrina sociale della Chiesa che ogni tanto lei rispolvera per darsi un contegno; tutti i valori etici per cui il Vaticano e la Cei avete anche organizzato una manifestazione di massa, il Family-Day, a cui ha partecipato anche il frequentatore di minorenni, divorziato e strenuo difensore della «famiglia», senza che nessuno lo accompagnasse in qualche strada adiacente; tutti i principi, i valori, le regole e il metodo che il papa predica e la Cei descrive nel documento «Educare alla legalità» (1991-2000), che avete abortito prima ancora che nascesse.
Tutto ha corrotto il Corruttore, anche le coscienza del popolo cattolico che, su vostra indicazione, lo vota in massa, senza nemmeno turarsi il naso. Lei stava lì come un protettore che mette il cappello sul proprio protetto, mandando un messaggio mediatico trasversale dentro e fuori i palazzi: Berlusconi è sotto la protezione del Vaticano e non si tocca, come lei aveva fatto con Giovanni Profiti, indagato a Genova e promosso a presidente dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, di proprietà del Vaticano. Si direbbe che lei sia attratto dalla recidività: lei, infatti, va a braccetto di Berlusconi, nonostante sia corrotto, nonostante abbia corrotto, nonostante frequenti minorenni, nonostante favorisca e alimenti la prostituzione, nonostante sia evasore, nonostante sia piduista, nonostante sia Berlusconijad, nonostante abbia impoverito l’Italia dentro l’abbia umiliata fuori, all’estero, dove stampa ed economia chiedono a gran voce le dimissioni.
A lei, sig. cardinale, che gliene cale? L’importante è portare a casa, a costo zero, qualche legge che domani un altro governo eliminerà. Ah, la lungimiranza della diplomazia vaticana, un tempo mito ineguagliabile di accortezza serpentina, oggi ridotta a comparsa nel ridotto del berlusconismo, mito dell’anticristianesimo.
Il mondo ha visto che il presidente del consiglio, vergogna internazionale della Repubblica italiana, certo ormai del padrinaggio vaticano, ha osato dirle davanti a tutti che in quella mostra mancava un quadro: «quello di San Silvio da Arcore» e lei, con il sorriso di prassi (diplomaticamente ebete), è rimasto allampanato, incapace di infilargli una mano in bocca e strappargli la lingua. Lei annuiva, restando immobile, che è il top della diplomazia e della falsità proterva e bugiarda. Io non so se lei si sia reso conto del danno che ha provocato alla Chiesa universale e alla Chiesa che è in Italia in modo particolare.
Con la sua presenza «in quel giorno e a quell’ora», senza che Berlusconi ammettesse i suoi errori e chiedesse scusa agli Italiani e alle Italiane dei suoi comportamenti non privati, ma di presidente del consiglio in carica in luoghi protetti dal «segreto di Stato», lei ha posto la premessa formale per sette conseguenze inevitabili, che peseranno sulla sua coscienza e di cui dovrà rendere conto a quel Dio in cui dice di credere:

a) Lei ha avallato la tesi del presidente del consiglio che afferma di essere orgoglioso dei suoi comportamenti perché gli Italiani vogliono essere come lui. In questo modo lo propone a tutti come MODELLO. Lei insieme a Berlusconi, due giorni dopo una sentenza di un sovrano tribunale che lo giudica corruttore di giudici e nel giorno in cui la Corte Suprema lo spoglia della sua pretesa e mafiosa superiorità, rendendolo semplicemente cittadino tra i cittadini, autorizza tutti gli Italiani e le Italiane a imitarlo perché che altro significa la sua presenza se non la santificazione di un uomo perverso e del suo sistema d’impunità immorale?

b) Lei ha dato vigore e densità alla pazzia di un uomo che non esita a gettare la Nazione in una guerra civile pur di salvarsi da tutte le sue ignominie e dai tribunali, anche per fatti commessi prima che diventasse deputato e presidente del consiglio. Come nel 1929 fu solo il Vaticano a riconoscere il governo di Mussolini e la sua dittatura fascista, così nel 2009, esattamente dopo 80 anni, è ancora il Vaticano a togliere d’impiccio istituzionale un governo e un indegno presidente del consiglio condannato dal mondo intero.

c) Lei con questa sua presenza, «in quel giorno e in quelle condizioni», ha perso ogni dignità etica di parlare di mortalità e di spiritualità perché non ha esitato, sul modello della migliore tradizione mafiosa, a dire al mondo intero che un mafioso, amico dei mafiosi e protettore di mafiosi, corruttore, evasore (con tutto il resto), è protetto dalla Sacra Famiglia Vaticana. E’ possibile che lei rappresenti uno Stato estero, è impossibile che possa, anche per sbaglio, rappresentare la Chiesa di Cristo.

d) Lei con la sua presenza a quella mostra ha assolto di fatto Berlusconi, all’insegna del «siamo pratici, ovvia!», rinnegando anche le condizioni etiche e sacramentali che la Chiesa impone ai poveri diavoli. Lei ha disonorato tutti i credenti che faticano giorno per giorno a conciliare quello che voi dite con le difficoltà della vita. Forse abbiamo sbagliato interpretazione del vangelo e correggerlo con «i ricchi li avrete sempre con voi», al posto di «i poveri li avrete sempre con voi». Personalmente ritengo che lei, in coscienza, non possa celebrare la Messa senza commettere sacrilegio e vilipendio della dottrina cattolica.

e) Lei apparendo accanto all’Indecenza personificata, non solo ne diventa complice e coartefice, ma autorizza centinaia e centinaia di persone credenti e non credenti a diffidare di una gerarchia collusa con il potere e il malaffare, esortando i molti che sono sulla soglia, invitandoli a lasciare la Chiesa, sbattezzandosi come atto formale, unica arma di autodifesa nei vostri confronti che ascoltate solo il richiamo del corrotto potere.

f) Lei ha dato l’avallo ai giorni tristi che ci attendono perché l’uomo è senza coscienza di Stato.

g) Lei è colpevole se le offerte dell’8xmille diminuiranno ancora e deve sapere che ne è stato e ne è la causa efficiente. Da alcuni anni le offerte diminuiscono sempre di più e sulla mia strada incontro sempre più persone che dichiarano di firmare per altre realtà religiose, perché non vogliono essere complici di una clero e di una gerarchia che ha tradito il Vangelo.

Come prete di strada, come credente nel Gesù del Vangelo e come cittadino che ama il suo Paese, senza esserne schiavo, mi permetta di dirle con chiarezza: lei non mi rappresenta più (veramente non mi ha mai rappresentato, nemmeno quando era vescovo di Genova) e sono fiero di rifiutare e ripudiare il suo modello e quello che lei propone, proteggendolo: il berlusconismo che è l’indecenza che corrompe la nostra Nazione e corrode il nostro futuro. Intanto il territorio, dilapidato dai condoni edilizi, si frantuma, i precari, i licenziati, i tre milioni di poveri che vivono con 222,00 euro, gli sfrattati e gli immigrati uccisi, tutti in coro ringraziano anche lei che, ora con certezza, «sappiamo da che parte sta».

Con disistima,

Genova, 8 ottobre 2009

Paolo Farinella, prete

mercoledì 7 ottobre 2009

IL VERO GOLPE

Ricevo e diffondo......

IL VERO GOLPE




Capita a tutti di raccontare una piccola balla. Per far colpo su una conquista, per impreziosire un aneddoto, per impressionare il principale. Certe menzognette arrotondano la verità come un tubino nero snellisce una figura appesantita. Le bugie grasse, pesanti, che inducono in errore gli altri, le fandonie che possono deviare i destini e la Storia, sono equiparabili, invece, ad atti di terrorismo. Sono parole-kamikaze, camuffate di verità come un terrorista islamico vestito da prete solo per far saltare in aria una chiesa. Sono mine disseminate sul sentiero dell’inconscio collettivo. Noi italiani viviamo immersi in un brodo mediatico minato. Quando le menzogne mediatiche esplodono, non sono i nostri brandelli di corpi a saltare per aria, ma valori, memoria storica, identità, patrimonio civile condiviso. Non c’è, purtroppo, un’associazione come Emergency che possa intervenire su queste amputazioni spirituali di massa, su questi devastanti cortocircuiti mentali. I terroristi della parola lo sanno. In questi ultimi quindici anni la spregiudicatezza ha preso loro la mano. Ogni giorno fanno esplodere mine interiori che ci provocano disorientamento, perdita d’equilibrio, disgusto per la politica, sfiducia nelle istituzioni, oppure adesione assoluta alla campagna minatoria. Credere ai kamikaze della balla è, infatti, la scelta meno dolente, quindi la più popolare. Il dubbio nel Capo richiede uno sforzo, una resistenza, un lavoro intellettuale di conoscenza, di approfondimento, di verifica, e una capacità di reggere il dolore di vivere in un Paese ridotto in questo greve stato, che è inevitabilmente di pochi. E anche in quei pochi, ogni mattina, si agita sinuosa come una danzatrice del ventre la speranza di darsela a gambe e di espatriare. Ieri, una sentenza ha stabilito che il nostro presidente del consiglio ha corrotto dei giudici per poter conquistare l’impero m ediatico Mondadori in danno di un’azienda concorrente. Il giudice, naturalmente, potrebbe essersi sbagliato, e la legge prevede, non a caso, la possibilità di ricorrere in appello. Fatto sta che, allo stato giuridico attuale, il nostro Paese, la nostra democrazia, è guidata da un premier corruttore. È inevitabile che un uomo pubblico che ha la responsabilità di una nazione, e di questa agli occhi del mondo, debba dimettersi per salvare il salvabile del Paese che egli rappresenta, quindi di tutti noi. Al contrario, irrompono sulla scena mediatica i kamikaze istituzionali. Le mine che fanno esplodere nella coscienza civile collettiva si chiamano “progetto eversivo” e “giustizia a orologeria”. Le più alte cariche del nostro governo, cioè, ci stanno avvertendo che il vero corrotto è il giudice e che la sentenza da lui emessa rientra in un progetto eversivo per far saltare il governo. Dichiarazioni com e queste, propagate attraverso i telegiornali controllati dall’imputato stesso, deflagrano nell’inconscio dei cittadini. Sono Twin Towers di valori costituzionali condivisi per più di mezzo secolo che, crollando, provocano lutti “spirituali” insanabili. Sono “golpe” interiori che producono danni su di noi e sulle generazioni future, perché alterano il Dna di una civiltà costruita sull’osservanza delle leggi. Il male commesso nei confronti dell’Italia e degli italiani è immenso e qualcuno dovrà pagarlo. Perché il vero danno prodotto da queste mine è profondo e, il più delle volte, inconsapevole nelle vittime che lo subiscono. Equivale a respirare per anni un invisibile gas tossico e ci sta condannando all’inciviltà. Può darsi che il premier e i suoi kamikaze abbiano ragione, che il giudice Mesiano sia la mano militar-giuridica di un complotto “ever sivo”, di uno squadrone della morte golpista, di un plotone d’esecuzione di Berlusconi e del suo governo. Se è così, lo provino nelle aule competenti. Devono provarlo però, non si sfugge. E se invece sono menzogne dovranno pagare i kamikaze della bugia di Stato e questi onorevoli terroristi verbali dovranno essere accompagnati all’uscita del Parlamento. Questo polverone mediatico sta diventando criminale. Inquina la nostra vita, le nostre famiglie, i nostri cuori. È letale. Ma una rivolta interiore è già in atto. Non ha destra o sinistra da abbattere, ed è una rivolta solo interiore perché è condivisa da gente perbene. Usare le parole come mine è un terrorismo mediatico. Che ciascuno si assuma le sue responsabilità giuridiche e penali senza farle scontare a un popolo intero.

Ricevuto da Nadia

venerdì 2 ottobre 2009

UNIVERSITA' DELLA TERZA ETA'

UNI TRE VALLETTE-LUCENTO

c/o Istituto "Davide M. Turoldo":
10151 Via delle Magnolie 9 - Torino
tel. 011 734.833/011 733.463

Coordinatrice Responsabile:
Pia Ferrioli - Tel 011 73 48 33
E mai: salvo.vallette@virgilio.it


Iscrizioni:
presso Istituto “Davide M.Turoldo” - Via delle Magnolie 9 - Torino
dal 19 ottobre 2009, Lunedì, Mercoledì e Venerdì – ore 15,30/17,30
Le iscrizioni proseguiranno TUTTI I LUNEDI` ore 15/17

Quota di associazione € 30,00

I “CORSI” si svolgeranno presso
• Istituto “Davide M.Turoldo” - Via delle Magnolie 9 - Torino


Conferenza INAUGURALE
Lunedì 9 Novembre 2009 - ore 15,30
Verso i 150 anni della proclamazione del Regno d’Italia
Aspetto storico - psicologico

Relatori:

dott. Marco Albera e dott. Giuseppe A. Campra, Fondatore dell’Università della Terza Età di Torino


Corsi Docenti
- ABITARE NEL TERZO MILLENNIO Giovanni CAGNAZZO
- CONFERENZA MUSICALE Lina SORRENTINO
- COSTRUIAMO LE PIGOTTE Maria PALATINI
- DÉCOUPAGE Elena LATINA - Anna CERUTTI
- I BAMBINI NELLA STORIA Luciana MASSA
- I DIRITTI DELL’UOMO IN ITALIA E NEL MONDO Gian Franco BILLOTTI
- IL SENSO della VITA Franco BELLOMO
- La D.N.E.: la dieta della nicchia ecologica Lorenzo BRACCO
- MEDICINA Antonino VIOLANTE
- Per una CITTADINANZA CONSAPEVOLE e
RESPONSABILE Filomena CAVALLONE
- PITTURA Anna Maria SISMONDO
- PODOLOGIA Ivano BURELLO
- PRATICARE IL REI - KI Giovanni CROVELLA
- PSICOLOGIA Dario MARTELLI
- RAGIONE ED EMOZIONI NELLA STORIA Dario OITANA
- RELIGIONI e CULTURA Suor Cristina CONTI
- SOCIOLOGIA Pier Paolo GARLANDO
- STORIA di TORINO Mario REVIGLIO