mercoledì 7 ottobre 2009

IL VERO GOLPE

Ricevo e diffondo......

IL VERO GOLPE




Capita a tutti di raccontare una piccola balla. Per far colpo su una conquista, per impreziosire un aneddoto, per impressionare il principale. Certe menzognette arrotondano la verità come un tubino nero snellisce una figura appesantita. Le bugie grasse, pesanti, che inducono in errore gli altri, le fandonie che possono deviare i destini e la Storia, sono equiparabili, invece, ad atti di terrorismo. Sono parole-kamikaze, camuffate di verità come un terrorista islamico vestito da prete solo per far saltare in aria una chiesa. Sono mine disseminate sul sentiero dell’inconscio collettivo. Noi italiani viviamo immersi in un brodo mediatico minato. Quando le menzogne mediatiche esplodono, non sono i nostri brandelli di corpi a saltare per aria, ma valori, memoria storica, identità, patrimonio civile condiviso. Non c’è, purtroppo, un’associazione come Emergency che possa intervenire su queste amputazioni spirituali di massa, su questi devastanti cortocircuiti mentali. I terroristi della parola lo sanno. In questi ultimi quindici anni la spregiudicatezza ha preso loro la mano. Ogni giorno fanno esplodere mine interiori che ci provocano disorientamento, perdita d’equilibrio, disgusto per la politica, sfiducia nelle istituzioni, oppure adesione assoluta alla campagna minatoria. Credere ai kamikaze della balla è, infatti, la scelta meno dolente, quindi la più popolare. Il dubbio nel Capo richiede uno sforzo, una resistenza, un lavoro intellettuale di conoscenza, di approfondimento, di verifica, e una capacità di reggere il dolore di vivere in un Paese ridotto in questo greve stato, che è inevitabilmente di pochi. E anche in quei pochi, ogni mattina, si agita sinuosa come una danzatrice del ventre la speranza di darsela a gambe e di espatriare. Ieri, una sentenza ha stabilito che il nostro presidente del consiglio ha corrotto dei giudici per poter conquistare l’impero m ediatico Mondadori in danno di un’azienda concorrente. Il giudice, naturalmente, potrebbe essersi sbagliato, e la legge prevede, non a caso, la possibilità di ricorrere in appello. Fatto sta che, allo stato giuridico attuale, il nostro Paese, la nostra democrazia, è guidata da un premier corruttore. È inevitabile che un uomo pubblico che ha la responsabilità di una nazione, e di questa agli occhi del mondo, debba dimettersi per salvare il salvabile del Paese che egli rappresenta, quindi di tutti noi. Al contrario, irrompono sulla scena mediatica i kamikaze istituzionali. Le mine che fanno esplodere nella coscienza civile collettiva si chiamano “progetto eversivo” e “giustizia a orologeria”. Le più alte cariche del nostro governo, cioè, ci stanno avvertendo che il vero corrotto è il giudice e che la sentenza da lui emessa rientra in un progetto eversivo per far saltare il governo. Dichiarazioni com e queste, propagate attraverso i telegiornali controllati dall’imputato stesso, deflagrano nell’inconscio dei cittadini. Sono Twin Towers di valori costituzionali condivisi per più di mezzo secolo che, crollando, provocano lutti “spirituali” insanabili. Sono “golpe” interiori che producono danni su di noi e sulle generazioni future, perché alterano il Dna di una civiltà costruita sull’osservanza delle leggi. Il male commesso nei confronti dell’Italia e degli italiani è immenso e qualcuno dovrà pagarlo. Perché il vero danno prodotto da queste mine è profondo e, il più delle volte, inconsapevole nelle vittime che lo subiscono. Equivale a respirare per anni un invisibile gas tossico e ci sta condannando all’inciviltà. Può darsi che il premier e i suoi kamikaze abbiano ragione, che il giudice Mesiano sia la mano militar-giuridica di un complotto “ever sivo”, di uno squadrone della morte golpista, di un plotone d’esecuzione di Berlusconi e del suo governo. Se è così, lo provino nelle aule competenti. Devono provarlo però, non si sfugge. E se invece sono menzogne dovranno pagare i kamikaze della bugia di Stato e questi onorevoli terroristi verbali dovranno essere accompagnati all’uscita del Parlamento. Questo polverone mediatico sta diventando criminale. Inquina la nostra vita, le nostre famiglie, i nostri cuori. È letale. Ma una rivolta interiore è già in atto. Non ha destra o sinistra da abbattere, ed è una rivolta solo interiore perché è condivisa da gente perbene. Usare le parole come mine è un terrorismo mediatico. Che ciascuno si assuma le sue responsabilità giuridiche e penali senza farle scontare a un popolo intero.

Ricevuto da Nadia

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