I “bambini biondi” di Magonia
Prima del 1917 e dopo, come giustamente gli autori evidenziano, i piccoli esseri dotati di poteri sovrannaturali sono frequenti nella memoria dei popoli che, costantemente, li registrano nella mitologia popolare, dove il razionale si trasforma e diventa un messaggio simbolico, cifrato. Diventa, quindi, difficile fare un accostamento tra i piccoli esseri che convergono dai racconti dell’ufologia, dai particolari più o meno tecnologici, e le creature che fanno parte di ciò che Jacques Vallée chiama “Magonia”, un universo tanto inattendibile quanto tutti gli universi possibili, responsabili degli UFO dei nostri giorni. Almeno, per adesso, ritornando a Vallée, vediamo che questi divide i suoi nani in due categorie: le creature negroidi identiche agli gnomi medioevali e le creature che corrispondono alle descrizioni degli elfi del Medio Evo i delle “storie di fate” presenti nel folcklore di tutte le latitudini. Per i due studiosi portoghesi questo stereotipo, biondo e telepatico, ricorda anche un’altra figura mitologica dell’Età Media: Oberon, era una creatura simile, cantata da Alfred de Vigny. “Era bello come il sole d’estate, telepatico (in quanto era in grado di leggere nel pensiero) si spostava istantaneamente e non invecchiava mai. Anche “Lutino”, un piccolo essere, viene descritto nelle leggende come un essere dagli “abbondanti capelli biondi”.
La stessa archeologia fornisce ulteriori prove della sua esistenza nelle rovine dell’America latina e, propriamente, di Cuzco, in Perù (uno dei luoghi prediletti dagli UFO). Nella stessa zona, il 20 agosto 1965, vengono avvistati dei nani, mentre escono da un oggetto a forma di disco. A sua volta, il governatore di Santa Barbara - sempre in Perù - ha dichiarato solennemente di aver visto due piccoli esseri, mentre camminavano sulla neve, nel settembre del 1965. Scomparvero nel mezzo di un rumore assordante. “Lo stereotipo del “bambino” biondo – affermano gli autori - che sia gnomo del folcklore, occupante del primo tipo, umanoide del terzo tipo o sottotipo del secondo tipo, si protrae nel tempo, senza età. Fatima non è sconosciuta neppure là e non abbiamo bisogno di uscire dal nostro rettangolo continentale. Basta sentire quello che dice la gente del paesino di Malcata, in provincia di Sabugal. Lì, invece di “bambini biondi” sono i moretti incantati che giocano sulla riva del fiume Côa. Piccole creature che, secondo le espressioni locali, erano “meravilgiosi” e la loro presenza era interpretata come preannuncio di ricchezza nel sottosuolo. In questa breve rassegna di apparizioni, di esseri forse più immaginari che reali, rimane costante la somiglianza tra Oberon, il “moretto” di Malcata e il “bambino biondo” di Fatima. Esseri forse di altra natura, ma ben concreti nella loro diversità. “Non umani” per gli umani? Non lo sappiamo. Ma molto più vicini a noi di quello che potremmo supporre. Quindi, il “bambino” di Carolina non può che rappresentare una prova dell’esistenza dei non identificati e della loro presenza a Fatima”.
Classificazione degli “esseri celesti” osservati a Fatima
Pure la morfologia degli alieni, per quanto riguarda l’altezza, è fonte di studi statistici. Sarà interessante prendere in esame alcuni dati riferiti dall’investigatore spagnolo Vincent-juan Ballester Olmos, che Henry Durrant inserisce nella sua opera già citata. Su 15 casi con riferimenti all’altezza degli umanoidi osservati nella penisola iberica, Ballester Omos riferisce che 10 di essi (cioé i 2/3) erano di altezza decisamente inferiore a quella normale, anche meno di 1 metro e mezzo. Il fisico nucleare James McCampbell, autore di uno dei migliori riassunti scientifici sugli UFO, analizzò i dati sull’altezza degli esseri avvistati in 217 casi del catalogo “Magonia” di Vallée, verificando che, in 119 casi, gli esseri osservati venivano definiti, quantitativamente e qualitativamente, come nani. Anzi, la maggior parte di tali entità di bassa statura rientravano in un gruppo compreso tra i 70 centimetri e il metro e 30, ben al di sotto dei limiti della normalità per gli esseri umani.
Di: Cristofaro Barbato
Settima Parte
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