“A un giorno dalla vittoria elettorale il neo governatore del Piemonte ha mandato un messaggio chiaro: ora che c’è lui le donne piemontesi continueranno ad abortire con il massimo del dolore possibile. Proprio ora che, dopo mesi di ritardi e rimpalli, sembrava che la pillola Ru486 potesse essere finalmente somministrata anche in Italia.
Cota ha dichiarato che, dato che lui è personalmente contro l’aborto, la pillola abortiva in Piemonte non sarà mai distribuita. Anche se abbiamo ormai imparato quanto l’arroganza dei politici al potere possa interferire con i più elementari principi di rispetto dei diritti, della dignità e della libertà dei singoli, ha mandato un segnale chiaro di intimidazione all’intero sistema sanitario. Appena eletto ha affrontato un punto cruciale della libertà femminile: la libertà di avere o non avere un figlio, di accettare o non accettare una gravidanza non voluta. Ha detto che per lui quella libertà non esiste, non ha valore. La vita di una donna vale meno di uno zigote o di un feto alle prime settimane. E se proprio una donna insiste a non voler dar corso a “una vita nascente”, che patisca fino in fondo.
E’ paradossale che questo paladino della “vita umana fin dalla nascita” sia il rappresentante di un partito che molto spesso viceversa mostra profondo disprezzo per le vite umane già nate e presenti: bambini e adulti immigrati, specie se poveri, o di religioni e di colore della pelle diversi. Difendere la “vita nascente” è facile, non costa nulla, fa sentire buoni e apprezzati dalla chiesa cattolica.
Assumersi responsabilità verso la “vita nata” è molto più complicato e costoso”.
(Chiara Saraceno, “Se la conquista del potere diventa imposizione del dolore” la Repubblica)
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