giovedì 31 luglio 2008

PENSIERI



Il segreto

Il grande segreto della vita è la legge di attrazione.
La legge di attrazione dice che i simili si attraggono così,
quando formuli un pensiero, attrai anche pensieri simili.
I pensieri sono magnetici e dotati di frequenza.
Mentre li concepisci li invii nell'Universo, dove attraggono magneticamente
tutte le cose simili che si trovano sulla stessa frequenza.
Tutto quello che viene emesso ritorna alla sorgente, cioè a te.
Sei come una torre di trasmissione umana, con i tuoi pensieri
trasmetti una frequenza. Se vuoi cambiare qualcosa nella tua vita,
cambia la frequenza modificando i tuoi pensieri.
I tuoi pensieri attuali creano la tua vita futura.
Quello a cui pensi maggiormente o su cui ti concentri di più,
si manifesterà come parte della tua vita.
I tuoi pensieri diventano cose.
(The Secret - Rhonda Byrne)
Dal sito - www.lamentemente.it

Ricevuto da Nadia

RICERCA

RIFLETTERE



Aforismi di Kahlil Gibran
• Ci sono misteri nell'anima che nessuna ipotesi può scoprire, nè nessuna intenzione può rivelare.
• Ascolta la tua donna quando ti guarda, non quando ti parla.
• Ho conosciuto il mare meditando su una goccia di rugiada.
• Anelo all'eternità, perchè lì troverò i miei quadri non dipinti, e le mie poesie non scritte.
• Gli alberi sono liriche che la terra scrive sul cielo. Noi li abbattiamo e li trasformiamo in carta per potervi registrare, invece, la nostra vuotaggine.
• Io non conosco verita' assolute, ma sono umile di fronte alla mia ignoranza : in cio' e' il mio onore e la mia ricompensa.
• Se un albero dovesse scrivere la propria autobiografia, questa non sarebbe troppo dissimile da quella di una famiglia umana.
• Alcuni sentono con le orecchie, altri con lo stomaco ed altri ancora con le tasche; ce ne sono poi altri che non sentono affatto.
• Il significato di un uomo non va ricercato in cio' che egli raggiunge, ma in cio' che vorrebbe raggiungere.

mercoledì 30 luglio 2008

PETTEGOLEZZI

Don Marzio, malalingua viperigna della "Bottega del caffè" di Carlo Goldoni, è forse il più famoso maldicente della nostra letteratura perché è quello che non sa interessarsi del prossimo se non per malignità e per amore del pettegolezzo. Ma questo non avviene solo nella letteratura. Spesso si verifica anche nella vita di tutti i giorni, tant'è vero che è diventato proverbiale: "è un don Marzio" si dice, infatti, di un pettegolo maligno, di un maldicente.
Ma la scrittura rivela la "sindrome di don Marzio"?
Domanda a cui non è facile rispondere. Certamente le spie della sindrome di don Marzio non sono facilissime da evidenziare in una grafia, ma osservando alcuni tratti, possiamo almeno mettere sul "chi vive" e far soppesare con maggiore prudenza le affermazioni e le parole di alcune persone.

Spesso confondiamo pettegolezzo e maldicenza. Ma la maldicenza è strettamente imparentata con la menzogna e calunnia. Il pettegolezzo, invece, ha un certo rispetto per la verità. Le persone pettegole non si propongono distruggere la reputazione di una persona attraverso fatti distorti ma di svelarne la vera identità morale.
In sostanza il loro obiettivo è quello di stabilire come siano andate veramente le cose, di valutare le azioni di qualcuno del proprio gruppo, oppure di una persona temuta, che viene così "ridimensionata".
Il pettegolezzo infatti è il modo ideale per insinuare dubbi nell'opinione altrui sull'immagine che una persona vuole dare di sé.

Dal veneziano petégolo, probabile derivazione di peto con allusione all'incontinenza verbale dei pettegoli, per pettegolo intendiamo di massima uno che ha il piacere di parlare e sparlare di tutto e tutti, ingigantendo e rendendo sensazionali le voci e le informazioni che circolano.
A volte si pettegola per movimentare una conversazione noiosa, a volte per calamitare l'attenzione su di sé, per diventare centro della scena, a volte per far del bene a qualcuno. Alcuni pettegolano per creare intimità.
I pettegolezzi nella maggior parte dei casi sono innocui, ma vi sono situazioni in cui possono assumere quegli aspetti negativi ed insinuati che alimentano la sua cattiva fama.
Le cose riferite possono anche essere vere, ma se sono fine a se stesse, gonfiate, interpretate in senso negativo, un pettegolezzo può assumere la forma della malignità e della denigrazione, per lo più ingiustificate e gratuite.
Quando poi le cose riferite sono intenzionalmente false e attribuiscono a una persona delitti e peccati inesistenti per distruggerne la credibilità e la reputazione diventa maldicenza, calunnia.
La maldicenza, infatti, a differenza del pettegolezzo, è un resoconto non autorizzato, distorto o del tutto falso per strappare ingiustamente il buon nome di un'altra persona.
Vera peste delle conversazioni, la maldicenza ha contorni difficili. Confina a destra con l'invidia, a sinistra con la menzogna, in alto con l'ipocrisia, in basso con la viltà e attinge in tutti e quattro i punti cardinali.
Come si vede, cercare di definire con precisione il maldicente è un'impresa ardua.
Le maldicenze vengono trasmesse attraverso parole, espressioni della faccia, gesti e toni di voce.
Possono essere sottili o evidenti, calme o esagitate, scherzose o serie.
Affermano gli studiosi che la maldicenza presentata in un contesto di parole gaie e gioviali, condita di frasi gentili, o peggio di scherno, è la più velenosa. di tutte perché penetra fortemente nella mente di chi ascolta

sabato 26 luglio 2008

scuola



Dopo quarant’anni la scuola di Barbiana non è più un riferimento operativo e rischia l’oblio. Ci sentiamo di dire che quell’esperienza, quel metodo potrebbero ancora servire alla scuola italiana che si presenta oggi come un’agenzia sociale debole e settorializzata, ove sembrerebbero scomparsi sia il lavoro di gruppo, sia l’interprofessionalità. Allora la composizione sociale nella scuola dell’obbligo era costituita dalle nuove generazioni della immigrazione interna (da regione a regione). L’insegnante era una figura temuta e rispettata nel ruolo di educatore e di trasmettitore del sapere con uno status sociale ben definito. Oggi una gran parte degli allievi già conosce molte cose e non poche famiglie spesso agiscono come i primi “avvocati difensori” quando l’insegnate riprende il proprio figlio. Una consistente fascia di insegnanti è oggi demotivata. Gli studenti, in particolare nel decisivo ciclo della scuola secondaria e superiore, sono influenzati e formati forse più dalla televisione, dalla catena degli sms, dal navigare su Internet, dal viaggiare e dalla mobilità territoriale che dai programmi della pedagogia scolastica. Nel mondo scolastico, fin dalla primaria, si completano cicli di studio con forti debiti di apprendimento che non vengono più recuperati (difficoltà a scrivere e fare di conto) mentre nella società moderna cresce il fenomeno dell’analfabetismo di ritorno pur circolando molte notizie. La scuola di quarant’anni fa bocciava (e la selezione risultava particolarmente severa per i figli delle famiglie povere), oggi si è promossi anche con il poco sapere. C’è una scuola ed un corpo insegnanti -fatte le debite e sempre più rare eccezioni- che non riesce più a rinnovarsi…..
Quando fu scritta collettivamente “Lettera ad una professoressa” era ancora influente il messaggio della speranza dei grandi personaggi scomparsi nel 1963 (Papa Giovanni XXXIII, Martin Luther King, J.F.Kennedy); erano ancora in vita gli ultimi educatori-profeti come Don Milani (morirà dopo pochi mesi), come Ada Gobetti e Aldo Capitini (che moriranno nel 1968). Oggi, nell’era dei media le opinioni di massa (generiche e volubili che hanno sostituito gli ideali della speranza) si formano seguendo i talk-show, i reality show, assai meno con gli strumenti della narrativa e della saggistica.

Adriano Serafino

sabato 12 luglio 2008

ANIMA



Se tutti noi ci confessassimo a vicenda i nostri peccati, rideremmo sicuramente per la nostra totale mancanza di originalità.

La solitudine è una tempesta silenziosa che spezza tutti i nostri rami morti; e tuttavia spinge le nostre radici viventi più a fondo nel cuore vivente della terra vivente.

Quando ci rivolgiamo gli uni agli altri per un consiglio noi riduciamo il numero dei nostri nemici.

La perplessità è l'inizio della conoscenza

Quando aneli a felicità a cui non sai dare nome, e quando soffri senza capire perché, proprio allora stai crescendo con quanto cresce, e ti stai elevando verso il tuo io più grande.

Io non conosco verità assolute, ma sono umile di fronte alla mia ignoranza: in ciò è il mio onore e la mia ricompensa

Ci sono misteri nell'anima che nessuna ipotesi può scoprire, né nessuna intenzione può rivelare.

Bellezza è l'eternità che si contempla in uno specchio; e noi siamo l'eternità, e noi siamo lo specchio.

Siamo amici: io non desidero niente da te, tu non vuoi nulla da me. Io e te dividiamo la vita.

L'amicizia è sempre una soave responsabilità, mai un'opportunità

Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

L'amore non dà nulla fuorché sé stesso, e non coglie nulla se non da sé stesso.
L'amore non possiede, né vorrebbe essere posseduto poiché l'amore basta a all'amore.

La tua ragione e la tua passione sono i remi e le vele della tua anima marinaia. Se uno o l'altro si rompono, puoi buttarti e andare alla deriva, o restare fermo in un punto morto in mezzo al mare. Perché la ragione, se governa da sola, è una forza che ti limita; e la passione, da sola, è una fiamma che brucia fino a distruggersi.

Kahlil Gibran

giovedì 10 luglio 2008

sabato 5 luglio 2008

AFORISMI

Oggi ho incontrato un ragazzo cieco che mi ha chiesto com'è il sole e io gliel'ho descritto. Poi mi ha chiesto com'è la luna e io gliel'ho descritta. Infine mi ha chiesto com'è il mondo e io, piangendo, gliel'ho inventato.

Un graffio può ferirti la pelle.
Una parola il cuore

La tristezza è una tela bianca, da coprire con
Il dipinto della tua vita.

La tristezza è causata dai ricordi della felicità.

Chi vola alto è sempre solo.

A condannare un uomo alla solitudine non sono i suoi nemici ma i suoi amici.

Esiste un momento in cui le parole si consumano ed il silenzio comincia a parlare!

La peggior solitudine è essere privi di un'amicizia sincera.

Il mondo non ha cura di noi sensibili... questo ci causa ferite continue.

. Quando il dolore è lacerante non illuderti, il tempo non potrà cancellarlo, semplicemente ci si abituerà.

Mi hanno dato gli occhi e mi hanno detto guarda, mi hanno dato il cuore e mi hanno detto ama, ma non mi hanno detto che con gli occhi piangevo e con il cuore soffrivo.

Ridere e scherzare non sempre vuol dire essere felici, a volte si ride e si scherza per dimenticare che si vorrebbe piangere

La tristezza è pacata perchè sa che inutile, ma è forte perchè sa di poter vincere.

Il dolore è il rompersi del guscio che racchiude la vostra intelligenza.

Nessuno può farti più male di quello che fai tu a te stesso.

La violenza è l'ultimo rifugio degli incapace

Anonimo

RIFLETTERE

venerdì 4 luglio 2008

MISTERI

Fatima

FATIMA

Le testimonianze, celate per decenni dal Vaticano, del più importante evento mariano nella storia della religione Cattolica.
di Cristoforo Barbato
Il 13 Maggio 1917 la località portoghese Cova da Iria, vicino Fatima, fu teatro di una serie d’apparizioni “miracolose” i cui protagonisti principali furono tre pastorelli, Lucia dos Santos e i due cuginetti Francesco e Jacinta Marto, divenuti poi noti come i veggenti di Fatima. Occorre precisare, che già durante i due anni precedenti i tre fanciulli avevano assistito ad insoliti eventi, il primo nel 1915 quando, assorti nelle loro preghiere, videro sugli alberi della vallata una nuvola più bianca della neve, trasparente e dalle sembianze umane. L’anno seguente, mentre i bambini stavano per accingersi a pregare, videro improvvisamente giungere da Est, sopra il bosco, una luce splendente, bianca, che prese le sembianze di un ragazzo trasparente “più brillante di un cristallo penetrato dai raggi del sole e di celestiale bellezza”. Quella figura di luce comparve numerose volte, durante i mesi estivi, sempre nella valle della Cova da Iria. E fu qui che quel fatidico 13 maggio ai tre testimoni riunitisi con un certo numero di fedeli, in quanto avvertiti precedentemente da un “angelo” annunciatore, comparve una giovane donna luminosa che ritennero essere la Vergine Maria (va ricordato che i ragazzi del tutto analfabeti praticavano solo la piccola chiesa locale). Da allora, per ben sei volte ed esattamente il 13 d’ogni mese ai piedi di un Ulivo l’entità celeste si manifestò a sempre più fedeli accorsi data la presunta natura divina dell’evento. In genere, le apparizioni della “Signora” erano preannunciate da “inusuali” manifestazioni nel cielo. La prima volta, stando a quanto dichiarò all’epoca Lucia, un riflesso di luce che si avvicinava anticipò la comparsa della Vergine. Manifestazioni, a cui fu testimone anche l’allora Vicario Generale di Leira il quale dichiarò: “Alzo gli occhi e mi metto a guardare con grande sorpresa vedo distintamente un globo luminoso che si muove verso occidente, spostandosi lento e maestoso attraverso lo spazio…Di repente, però, ecco il globo con la sua luce straordinaria scomparire ai nostri occhi. Accanto a noi stava una bambina…(Lucia dos Santos) che piena di gioia gridava: “La vedo! La vedo ancora! Adesso scende giù!”. “Passati alcuni minuti - continua il Vicario - la bambina continua di nuovo a gridare: “Eccola! Sale un’altra volta!”. E continuò gridando e seguendo il globo con lo sguardo, finché scomparve nella direzione del sole…Cosa pensi tu di quel globo? - domandò il Vicario - “Era la Madonna” rispose senza esitare….I pastorelli in una celeste visione avevano contemplato la Madre di Dio in persona; a noi era stato concesso di veder il veicolo che l’aveva trasportata dal cielo all’inospitale Serra d’Aire”. Una considerazione, quest’ultima, che non restò isolata in quanto come riportato dal libro “Le Meraviglie di Fatima” del Da Fonseca, numerosi testimoni ritennero che il globo fosse un aeroplano di luce venuto a portare la Madonna all’appuntamento con i pastorelli, per poi riportarla in Paradiso.
I fiocchi di neve e il miracolo del sole
I veri fenomeni “sconcertanti”, però, avvennero durante la quinta e sesta (l’ultima) apparizione. Nella prima occasione, dov’erano presenti circa 20.000, subito dopo il passaggio del solito globo luminoso si verificò una pioggia di corpuscoli di colore bianco simile a fiocchi di neve che si dissolsero nell’aria prima ancora di toccare il terreno. Un fenomeno che fu ritenuto misterioso o comunque di carattere divino, ma che oggi grazie allo studio del fenomeno UFO è stato classificato con il termine di capelli d’angelo o bambagia silicea spesso riscontrata al passaggio di UFO. Il 13 Ottobre, invece, avvenne qualcosa di eclatante in quanto a testimonianza dell’incredibile evento furono presenti circa 60-70.000 persone. Quel giorno l’enorme folla ed alcune autorità ecclesiastiche nonché diversi giornalisti si era radunata per poter assistere al “miracolo” che era stato preannunciato, dalla signora di luce, il mese precedente. Ignara di cosa dovesse accadere, la folla fradicia a causa dell’incessante pioggia, guardava nel luogo dov’erano presenti i tre pastorelli. A mezzogiorno Lucia, dopo aver chiesto di chiudere gli ombrelli, invita tutti a guardare il “sole”, comparso dopo che le nubi si erano improvvisamente squarciate, che inizia a evoluire nel cielo. La folla atterrita osserva l’astro mutare in una ruota di fuoco che invia i suoi raggi di diversi colori in ogni direzione per poi discendere a zig-zag sulle proprie teste fermarsi per alcuni istanti e ripartire con un movimento spiraliforme verso il cielo per poi arrestarsi e riprendere la sua attività. Ma lo stupore non finì lì, dato che non solo i vestiti degli astanti ma perfino la terra, anch’essa zuppa d’acqua, risultavano “inspiegabilmente” asciutti. Si iniziò a gridare al miracolo o meglio al “miracolo del sole” (V. art. "Fatima: Il prodigio del “sole”, Pio XII e gli UFO"), anche se come riportato allora dalla stampa locale, quel giorno, come ebbe a dichiarare ai giornalisti, il direttore dell’osservatorio di Lisbona, “nessuna perturbazione cosmica era stata segnalata”. Qualcuno, a questo punto, si sarà domanderà ma, allora, cosa realmente è accaduto nei pressi di Fatima e chi o che cosa si è manifestato, dato che nonostante siano trascorsi più di ottant’anni la Chiesa non si è espressa chiaramente e definitivamente su alcuni aspetti dell’intera vicenda?
Di: Cristofaro Barbato
PRIMA PARTE

FATIMA

Fatima: una connessione Extraterrestre?
Alcuni ufologi, me compreso, ritengono che le presunte apparizioni della Madonna di Fatima, ma soprattutto il famoso “miracolo del sole” presentino diverse e forti similitudini con gli avvistamenti di UFO. Tra i ricercatori che sostengono la tesi ufologica piuttosto che religiosa, vi sono Jacques Vallée, Paul Misraki ed altri, ma un importante contributo ad una simile ipotesi è giunto dal lavoro svolto dai ricercatori portoghesi Joaquim Fernandes e Fina d’Armada. Il primo è professore di Storia presso l’Università Fernando Pessoa di Porto, Portogallo; i suoi interessi di ricerca includono storia della scienza e antropologia comparata di religione, con un'enfasi sui fenomeni anomali; inoltre dirige il Progetto MARIAN (Multicultural Apparitions Research International Academic Network - Struttura Accademica di Ricerche Internazionali e Pluriculturali sulle Apparizioni Mariane). La d’Armada invece è una storica con un Master in Studi Femminili ed ha scritto cinque libri sulle Apparizioni di Fátima, tutti basati su documenti originali tenuti nell’archivio - tre scritti insieme con Fernandes - e centinaia di articoli. La loro inchiesta cominciò nel 1978 dopo alcuni anni di intensi sforzi, i due studiosi sono riusciti a raccogliere un’impressionante quantità di documenti e testimonianze precise per non dire definitive che suggeriscono una nuova matrice sulle apparizioni mariane avvenute a Fatima e non solo. Entrambe, a questo punto, decisero di analizzare attentamente le prime apparizioni e soprattutto di ritrovare la prima immagine dell’entità, così come risultava descritta da tutte le iniziali testimonianze dei bambini prima che fossero influenzati dai modelli religiosi. Nel 1981, i due ricercatori pubblicarono un libro (copia di cui posseggo e da cui ho tratto alcuni dati contenuti nell’articolo) di 460 pagine intitolato “Intervenção Extraterrestre em Fátima - As aparições e o fenómeno ovni” (Intervento Extraterrestre a Fatima – le apparizioni ed il fenomeno UFO) Libraria Bertrand Sarl, Lisboa 1981, pubblicato nuovamente dalla Editorial Estampa di Lisbona nel ’95, in una versione aggiornata, sotto il titolo di “Le apparizioni di Fatima ed il fenomeno UFO” (Inoltre lo scorso anno è stata data alle stampe una nuova versione inglese, risultato di venticinque anni di ricerche, intitolata: Heavenly Lights - The Apparitions of Fátima and the UFO Phenomenon ndr.). Nel volume è scritto che in virtù di un permesso rilasciato alla D’Armada, fu possibile visionare i manoscritti dell’inchiesta parrocchiale depositati nell’archivio segreto del santuario di Fatima da cui emersero informazioni e fatti. Questa vasta ricerca, durata circa sei anni – si tratta dello studio più dettagliato su questo tema, che sia mai stato pubblicato – al contrario della maggior parte dei testi che trattano questo argomento, è basata su fonti di prima mano, interrogatori originali e dichiarazioni rilasciate dai tre principali testimoni delle apparizioni, Lucia, Francisco e Jacinta, oltre ad un gruppo selezionato di un centinaio di testimoni oculari. I due ricercatori hanno scoperto alcuni particolari interessanti ed ignoti sugli eventi occorsi nel 1917 che li hanno portati a concludere che la natura dell’intera fenomenologia mariana in realtà presentava forti ed evidenti implicazioni extraterrestri. La testimonianza più importante (avvenuta per la prima volta nel ’78, dopo aver raccolto sul luogo informazioni sulla persona e di cui si fa accenno più avanti) e determinante per l’inchiesta fu quella della cosiddetta “quarta testimone“, una certa Carolina Carriera (deceduta lo scorso anno ndr), le cui osservazioni dirette e resoconti non erano mai state rivelati prima e che furono sistematicamente ignorate dalle commissioni d’inchiesta ufficiali dell’epoca, ma che fortunatamente furono rinvenute dai due ricercatori nella documentazione inedita (forse segreta).
La Carreira descrive “un contatto di tipo telepatico con un essere biondo e di piccola statura che instillò nella sua testa un ordine ossessivo così descritto: “Vieni qui e recita tre Ave Maria. Vieni qui e recita tre Ave Maria .....”. Inoltre, venne raccolta una sorprendente descrizione da parte di Lucia, quando, intervistata dal giornale locale “Parochial Enquiry” parlò di una “signora molto luminosa, alta circa un metro e dieci centimetri, dall’apparente età di 12 o 15 anni, che indossava un abito molto aderente: una gonna stretta, una giacca ed un mantello, tutti decorati da cordoni dorati cuciti sopra, sul capo portava qualcosa che le nascondeva i capelli e le orecchie, gli occhi erano neri, aveva, inoltre, dei cerchietti ai lati del collo. Veniva dall’alto e svaniva gradualmente nella direzione opposta, non eseguiva movimenti facciali e non muoveva le labbra ma solo le mani di tanto in tanto. Aveva una sfera luminosa nella mano sinistra tenuta all’altezza della vita e voltava le spalle ai testimoni quando se n’andava”.
Di: Cristofaro Barbato
SECONDA PARTE

FATIMA

Lo studio dei documenti e i test in laboratorio
I ricercatori, hanno, tra l’altro, ricostruito gli spostamenti della Signora luminosa (la cui descrizione è chiaramente non conforme alla classica iconografia mariana) fino a luogo dove avveniva l’incontro con i tre pastorelli. Dall’analisi degli incartamenti esaminati i ricercatori stabilirono che l’entità si muoveva all’interno di un fascio luminoso troncoconico che si allungava e ritraeva proveniente da una “nube” che, a differenza delle altre, procedeva controvento. La presenza del fascio luminoso venne confermata dalla testimonianza diretta di Gilberto dos Santos che per ben due volte poté scorgere un fascio di luce, che dall’alto, arrivava fino all’ulivo delle apparizioni e che egli denominò “strada”. Tale fenomenologia non è nuova nell’ambito della casistica ufologica moderna in quanto analizzata in numerosi casi d’avvistamento. Gli autori, attraverso la loro inchiesta, sono riusciti a determinare i parametri della distanza del presunto “fenomeno solare”, avvenuto il 13 ottobre del 1917, rispetto alle posizioni dei testimoni al suolo. I due studiosi hanno scoperto che tutti loro si trovavano all’interno di una fascia larga circa 70 metri che attraversava l’area della Cova da Iria, dove aveva avuto luogo lo spettacolare fenomeno denominato “miracolo del sole”. Questa fascia, orientata in direzione sud-nord, conteneva tutti i testimoni che hanno riferito d’effetti secondari rilevati durante il suddetto fenomeno, quando “l’oggetto solare” (che mimava il sole) era disceso con una terrificante parabola sopra la folla di circa 60.000 persone presenti. Gli effetti notati all’interno della fascia furono: 1) un improvviso ed intenso calore. 2) l’asciugarsi istantaneo degli indumenti e del terreno inzuppati dal precedente temporale. 3) effetti fisiologici o “guarigioni miracolose”. Conseguenze che vennero rilevate all’avvicinarsi dell’oggetto (lungo circa 25 metri) che “imitava” il sole e la cui altezza da terra, secondo le testimonianze, era pressappoco come quella di un pino. Questi tre effetti insieme con le testimonianze sono sufficienti a stabilire la realtà dei fatti, in quanto si tratta di fenomeni provocati da una sorgente esterna ai testimoni. Tali effetti demoliscono le ipotesi esplicative del fenomeno solare in quanto risultato di una semplice allucinazione collettiva. Come del resto anche l’ipotesi di proiezioni d’immagini mentali caratteristiche degli stati ipnotici o simili non calza con le varie visioni di Fatima. Durante lo studio sugli aspetti cromatici del fenomeno solare descritto nel ‘17 i ricercatori scoprirono, con sorpresa, che le testimonianze dell’epoca erano simili alle caratteristiche riscontrate nei moderni avvistamenti UFO. In aggiunta, le manifestazioni del ‘17 descrivevano incredibilmente gli esperimenti di laboratorio condotti dell’astrofisico Jean-Pierre Petit del CNRS francese e Maurice Viton sull’MHD (magnetoidrodinamica) [1], che solo 65 anni dopo hanno visto la luce. Abbiamo potuto stabilire che a Fatima il cromatismo del sole era cambiato in funzione del fattore d’accelerazione del fenomeno. Alcuni ricercatori francesi in passato, fra cui Aimè Michel, hanno spiegato il fenomeno come un fascio di gas in movimento, generati dall’energia scaturita dall’oggetto (o fonte ignota) ben reale sulla Cova da Iria ed i suoi credenti. Un’altra spiegazione, molto affascinante, è quella della possibilità che delle microonde abbiano potuto servire da veicolo di comunicazione tra l’entità e i pastorelli. Infatti alcuni testimoni molto vicino al luogo delle “apparizioni” poterono sentire dei “ronzii d’api”, effetto che è stato spesso registrato nei casi di incontri ravvicinati, e che sono state anche rilevate nei campioni prelevati dal biofisico americano W. Levengood nei terreni situati all’interno dei “crop circles”.
Di: Cristofaro Barbato
TERZA PARTE

FATIMA

La quarta veggente e il piccolo telepatico
Nel libro “Messaggio di Fatima”, il cui autore è Padre Don Luciano Guerra, già parroco del santuario di Fatima, possiamo leggere: “1917: apparizione di un angelo a una certa Carolina di 12 anni e ad una piccola di Espite”.
Ora, Lucia non ha mai fatto riferimento al dialogo con l’Uraniana, una delle prime definizioni con cui la veggente indicò la “signora” - termine che deriva da Uranos (divinità greca che personificava il cielo) - in quanto essa stessa le aveva affermato di venire dal cielo. Nel 1947 il futuro vescovo di Viseu, Don José Pedro da Silva, forse trovando strano questo silenzio, chiese direttamente alla veggente: “La zia Maria da Capelinha (della Cappellina) così chiamata, afferma nella sua deposizione ufficiale, che sua figlia Carolina aveva visto un angelo passeggiare nella Cova da Iria e che chiese loro di dire tre Ave Maria, dopo, aveva chiesto alla sorella che chiedesse alla Madonna cos’era “quello” e che la sorella, nelle piccole Valli, aveva chiesto alla Madonna ottenendo la risposta che era un angelo...che c’è di vero in questo?” Lucia rispose: “Non lo so, non mi ricordo niente”. È strana questa risposta - afferma Fernandes - della veggente: non si ricorda niente? Eppure si ricorda di discorsi lunghi e segreti interminabili, con termini che all’epoca non conosceva? O quel particolare su ciò che il vescovo suggerì descrivendolo con il termine “quello” è stato eliminato dal cervello di Lucia?”. La deposizione ufficiale alla quale si riferisce D.José Pedro da Silva si trova nel documento conosciuto con il nome “Interrogatorios oficiales” del 1923. Fu redatto dal Visconte de Montelo e comprende la seguente frase, nel testo integrale: “Nelle piccole Valli, Lucia chiese alla Madonna, su richiesta del testimone (zia Maria) se la Madonna era apparsa a qualcun’altro nella Cova da Iria e la Madonna rispose che non era lei bensì un angelo, il volto che Carolina, la più giovane delle figlie della testimone, di 12 anni, e che la piccola di 7 anni di Espite, avevano visto il 28 luglio, vicino all’olivo. L’angelo era basso, molto bello, con i capelli biondi, volto che Carolina vide, dopo, sopra l’olivo”. “In realtà - spiega Fernandes - la documentazione ufficiale di Fatima c’indirizza alla visita di altri esseri alla Cova di Iria, oltre alla Madonna, e ci parla di più veggenti oltre ai tre già conosciuti. Per questo consideriamo Carolina la quarta veggente di Fatima la quale ha vissuto tutti questi anni nel più completo oblio e anonimato. Ci ha dichiarato che nessuno, nemmeno qualche sacerdote, l’ha interrogata prima di noi. Ne ha parlato solo in casa a sua madre e ai fratelli. E se il Canonico Formigâo non avesse invitato sua madre a deporre, la sua testimonianza sarebbe andata completamente persa. L’anonimato, intanto, le ha portato dei vantaggi: se avessero prestato attenzione al suo racconto, sarebbe stata infastidita dalla venerazione dei credenti ed è anche possibile che l’avrebbero mandata in convento come successe con Lucia. Invece, Carolina si è sposata e, pur non avendo avuto figli, ha avuto molte sorelle e nipoti. La sua esistenza è stata normale, senza bisogno di sacrifici esagerati per aiutare i peccatori, com’è accaduto agli altri veggenti. Per parlare con lei, non è stato necessario chiedere l’autorizzazione del vescovo della diocesi. Naturalmente abbiamo registrato tutta la sua deposizione, effettuata il giorno 22 luglio 1978, la mattina di un sabato pieno di sole. Viene qui pubblicato nella versione integrale, eccetto le ripetizioni inutili”. “Io abitavo lontano - dichiarò Carolina - stavo andando a controllare un gregge al posto del padrone. Il padrone del gregge chiese a mia madre il permesso di lasciarmi andare a casa sua finché avesse trovato un guardiano per le pecore. Mia madre mi lasciò andare. Quell’uomo aveva una cameriera che veniva dalle parti di Coimbra. Una ragazzetta che andò là per farsi insegnare da me le pulizie. Un giorno ci sedemmo a controllare il gregge, che era molto tranquillo dato il caldo. Passò un carro con delle bestie che andava a nord. Era il giorno di una fiera su a nord, da Santa Caterina in su. Dato che il gregge era calmo, dissi alla ragazza: “Conceicâo, andiamo su fino alla strada (le pecore erano in una valletta) per vedere se il carro va oltre la Cova da Iria”. Andammo là, l’osservammo e il carro andò verso nord. Dopo dissi: “Conceicâo, torniamo indietro adesso perché il gregge può combinare qualche guaio e il padrone è molto irascìbile”. Mentre passavamo, abbiamo guardato l’olivo che stava lì, che era circondato da un muretto che mia madre aveva costruito per proteggerlo dal vento e abbiamo visto una “bambina” di circa 8, 10 o forse12 anni che entrava nel piccolo recinto di pietre e camminava avanti e indietro: aveva un vestito bianco, i capelli biondi lunghi fino alle spalle. Io sentivo dentro di me una voce che mi ripeteva continuamente: “Vai lì e dì tre Ave Maria.” Così dissi all’altra ragazza: “Tu non senti niente? Non senti una voce dentro di te?” “No, non sento nulla”. Poi siamo tornate dal gregge e abbiamo visto che non si era spostato e che era ancora tranquillo, così io ho detto a Conceicâo: “Torniamo a vedere se la gente vede la stessa cosa”. Ma quando siamo tornate nello stesso punto dove avevamo visto la “bambina” vedemmo un’immagine sopra l’olivo. Non so se era la stessa cosa che avevamo visto prima ma quando lo hanno chiesto a Lucia e lei lo ha chiesto alla Madonna che rispose di non era stata Lei ad apparirmi ma un angelo. Anche l’immagine continuava a ripetermi di dire tre Ave Maria là sotto quell’albero ma non mi ricordo se l’ho fatto...ero preoccupata per il gregge e così io e l’altra ragazza siamo tornate dalle pecore”. L’apparizione avvenne verso le 9.00 le 10.00 del mattino.
Di: Cristofaro Barbato
QUINTA PARTE

FATIMA

L’Operazione Fatima
“Sono stati necessari - afferma Fernandes - 61 anni per trovare e confermare l’esistenza di un testimone vivo, disponibile, per la dimostrazione della nostra tesi: la presenza a Fatima d’esseri antropomorfi, modernamente associati agli UFO, come loro operatori o intermediari. Questa testimone ignorata, forse di proposito, si è dimostrata fonte d’indizi che ci ha aiutato a ricostruire il vero scenario del fenomeno, isolandolo dalla sfera religiosa nella quale fu costretto. Da ciò deriva che, per la sua natura, l’esperienza di Carolina e della giovane d’Espite dovesse rimanere nel quasi completo anonimato di una semplice deposizione, lontano da tutto e da tutti, neutralizzata dalla sua “incongruenza”. Alla fine, siamo riusciti a passare da questa discreta pista alla testimonianza orale della quarta veggente che confermava tutto l’insieme universale delle osservazioni di questo tipo di esseri, poco alti. E soprattutto, perché ci dà la conferma anticipata dei costanti scritti nell’Operazione Fatima: della manipolazione mentale, sperimentata dalla principale testimone del 28 luglio 1917. Questa manipolazione o ordine mentale, è un elemento attuale in molte delle osservazioni catalogate negli incontri ravvicinati del 3° tipo.
Il bambino che Carolina e l’amica videro passeggiare vicino all’ulivo, luogo delle apparizioni della Madonna nel tredicesimo giorno del mese, non è tanto insolita negli annali dell’ufologia, come lo è stato, all’epoca, per i sacerdoti incaricati di registrare l’importante deposizione. Un essere alto come un bambino, con i capelli biondi lunghi fino alle spalle, vestito di bianco, dell’apparente età di circa 10 anni. Un bambino la cui proprietà fondamentale sembra essere quella d’impartire ordini mentali alla testimone. “Va là e recita tre Ave Marie”, una frase insistente, che cercava di condurre Carolina vicino all’olivo: qual’era il fine? “Una voce dentro di me”, tale era la sensazione assurda, ripetutamente sentita e sottolineata dalla Carreira. Tale sensazione non è inconsueta, ma si tratta, di una vera e propria manipolazione mentale, così com’è intesa nel discorso sugli incontri e i contatti con entità associate agli UFO. Da ciò, l’importanza della diversità dell’esperienza descritta e andata quasi persa”. Tra l’altro proprio in merito a quanto appena detto è alquanto illuminante la citazione che Fernandes fa al fine di corroborare l’ipotesi aliena, di alcuni casi citati dall’inquirente brasiliano Prof. Jader U. “Pereira nel suo studio ufologico comparativo ed analitico sulla morfologia ed il comportamento degli esseri alieni registrati negli incontri ravvicinati del 3° tipo. Pereira – scrive Fernandes - ha riassunto, a proposito dei comportamenti delle entità extraterrestri, sei casi di telepatia e sette di manipolazioni mentali su testimoni umani.
Quest’ultime si sono verificate spesso nel corso degli anni. Dal Teerâo, nell’Irâo, il 13 ottobre del 1954, passando per Indian Head, negli USA, il 19 settembre del 1961, fino a S.Lorenzo, in Argentina, il 30 luglio del 1968. Altri casi di “condizionamento mentale” vengono ancora tenuti in considerazione da questo investigatore, anche se tramite altri mezzi. Ma, oltre a ciò, neppure la descrizione come “angelo” viene usato esclusivamente nel contesto religioso di Fatima. È curioso che, in un altro caso tipico di comunicazione mentale avvenuto in Garganta la Olla, presso Cáceres (Spagna) nel 1934, un’anziana donna adoperò un’identica espressione per definire un piccolo essere vestito di un abito luminoso che aveva incontrato. Questa donna stava lavorando nei campi quando, vedendo quest’essere avvicinarsi ad un precipizio lì vicino, ebbe la sensazione di una voce nella sua mente che le diceva di andare a casa, perché era nata sua nipote. Incamminandosi verso l’essere, lo vide correre e scomparire. Arrivata a casa, l’anziana signora ebbe la conferma di aver capito correttamente. Battezzarono così la neonata col nome di Angela, perché pensarono che la notizia della sua nascita gli fosse stata portata da un messaggero di Dio. La sua azione, come vedremo “conduce la testimone che subisce l’ordine mentale, a compiere movimenti e azioni anche contrarie alla sua volontà. E che cos’é la “voce interiore” di Carolina se non la traslazione di questa manipolazione extra-sensoriale? L’ordine impartito dal “bambino biondo” di Fatima era estraneo alla volontà della testimone. Quali erano le vere intenzioni del piccolo essere?”.
Di: Cristofaro Barbato
SESTA PARTE

FATIMA

I “bambini biondi” di Magonia
Prima del 1917 e dopo, come giustamente gli autori evidenziano, i piccoli esseri dotati di poteri sovrannaturali sono frequenti nella memoria dei popoli che, costantemente, li registrano nella mitologia popolare, dove il razionale si trasforma e diventa un messaggio simbolico, cifrato. Diventa, quindi, difficile fare un accostamento tra i piccoli esseri che convergono dai racconti dell’ufologia, dai particolari più o meno tecnologici, e le creature che fanno parte di ciò che Jacques Vallée chiama “Magonia”, un universo tanto inattendibile quanto tutti gli universi possibili, responsabili degli UFO dei nostri giorni. Almeno, per adesso, ritornando a Vallée, vediamo che questi divide i suoi nani in due categorie: le creature negroidi identiche agli gnomi medioevali e le creature che corrispondono alle descrizioni degli elfi del Medio Evo i delle “storie di fate” presenti nel folcklore di tutte le latitudini. Per i due studiosi portoghesi questo stereotipo, biondo e telepatico, ricorda anche un’altra figura mitologica dell’Età Media: Oberon, era una creatura simile, cantata da Alfred de Vigny. “Era bello come il sole d’estate, telepatico (in quanto era in grado di leggere nel pensiero) si spostava istantaneamente e non invecchiava mai. Anche “Lutino”, un piccolo essere, viene descritto nelle leggende come un essere dagli “abbondanti capelli biondi”.
La stessa archeologia fornisce ulteriori prove della sua esistenza nelle rovine dell’America latina e, propriamente, di Cuzco, in Perù (uno dei luoghi prediletti dagli UFO). Nella stessa zona, il 20 agosto 1965, vengono avvistati dei nani, mentre escono da un oggetto a forma di disco. A sua volta, il governatore di Santa Barbara - sempre in Perù - ha dichiarato solennemente di aver visto due piccoli esseri, mentre camminavano sulla neve, nel settembre del 1965. Scomparvero nel mezzo di un rumore assordante. “Lo stereotipo del “bambino” biondo – affermano gli autori - che sia gnomo del folcklore, occupante del primo tipo, umanoide del terzo tipo o sottotipo del secondo tipo, si protrae nel tempo, senza età. Fatima non è sconosciuta neppure là e non abbiamo bisogno di uscire dal nostro rettangolo continentale. Basta sentire quello che dice la gente del paesino di Malcata, in provincia di Sabugal. Lì, invece di “bambini biondi” sono i moretti incantati che giocano sulla riva del fiume Côa. Piccole creature che, secondo le espressioni locali, erano “meravilgiosi” e la loro presenza era interpretata come preannuncio di ricchezza nel sottosuolo. In questa breve rassegna di apparizioni, di esseri forse più immaginari che reali, rimane costante la somiglianza tra Oberon, il “moretto” di Malcata e il “bambino biondo” di Fatima. Esseri forse di altra natura, ma ben concreti nella loro diversità. “Non umani” per gli umani? Non lo sappiamo. Ma molto più vicini a noi di quello che potremmo supporre. Quindi, il “bambino” di Carolina non può che rappresentare una prova dell’esistenza dei non identificati e della loro presenza a Fatima”.
Classificazione degli “esseri celesti” osservati a Fatima
Pure la morfologia degli alieni, per quanto riguarda l’altezza, è fonte di studi statistici. Sarà interessante prendere in esame alcuni dati riferiti dall’investigatore spagnolo Vincent-juan Ballester Olmos, che Henry Durrant inserisce nella sua opera già citata. Su 15 casi con riferimenti all’altezza degli umanoidi osservati nella penisola iberica, Ballester Omos riferisce che 10 di essi (cioé i 2/3) erano di altezza decisamente inferiore a quella normale, anche meno di 1 metro e mezzo. Il fisico nucleare James McCampbell, autore di uno dei migliori riassunti scientifici sugli UFO, analizzò i dati sull’altezza degli esseri avvistati in 217 casi del catalogo “Magonia” di Vallée, verificando che, in 119 casi, gli esseri osservati venivano definiti, quantitativamente e qualitativamente, come nani. Anzi, la maggior parte di tali entità di bassa statura rientravano in un gruppo compreso tra i 70 centimetri e il metro e 30, ben al di sotto dei limiti della normalità per gli esseri umani.
Di: Cristofaro Barbato
Settima Parte

FATIMA

Ricordiamo anche l’analisi fatta da Gordon Creighton, specialista britannico, sul luogo dell’atterraggio in America del Sud, nel 1960. Su 51 casi, 10 si riferiscono a “piccoli uomini” e 12 a entità alte circa 90 centimetri. Olmos, comparando i casi riassunti da Pereira e quelli del catalogo di Vallée, ha stabilito il seguente quadro:

Quadro VII
INVESTIGATORE CAMPIONE INTERVALLO PERCENTUALE
Jader Pereira 230 casi fino a 1,60 metri 63
Mc Campbell 217 casi fino a 1,60 metri 55

Definite le caratteristiche speciali di un certo numero di entità presenti nella fenomenologia delle “apparizioni”, prendendo in considerazione i vari gruppi degli esseri rintracciati nei moderni avvistamenti UFO, i due studiosi portoghesi sintetizzano gli attributi dell’angelo di Lucia e dell’angelo della 4˚ veggente, Carolina.
"Angelo" di Lucia "Angelo" della 4° veggente
giovane, 14 anni circa giovane, 10 anni circa
alto 1.30/1.40 alto 1.10/1.20
abito bianco e luminoso abito lungo e bianco
carnagione chiara carnagione chiara
capelli lunghi fin sulle spalle capelli biondi, lunghi fin sulle spalle
trasparente, dalla sagoma perfettamente definita corpo ben definito
evanescente (in un caso) /
spostamento aereo spostamento a terra
Ricorrendo nuovamente alla classificazione di Pereira, ai tre tipi principali e alle rispettive varianti selezionate, si può notare come l’integrazione tra di essi degli “esseri celesti” avvistati nella Cova da Iria sia sicuramente ammissibile, in modo da risultare che, a giudizio dei due studiosi, il tipo 3 sottotipo 2, possa identificarsi meglio nel caso dell’angelo della 4˚ veggente, mentre il tipo 2, sottotipo 3, potrà adattarsi meglio all’angelo di Lucia. Alla luce di quanto finora esposto è più che lecito asserire che gli eventi registrati a Fatima in quel lontano 1917 di “miracoloso” e religioso hanno ben poco in quanto presentano evidenti e a dir poco sconcertanti similitudini con la fenomenologia UFO. Ma degli interrogativi sorgono lo stesso: perché il regista di quei “prodigiosi” fenomeni celesti oltre ad assumere sembianze “divine” avrebbe poi promosso tutta una serie di messaggi, esortazioni alla preghiere o dal contesto tipicamente religioso nonché reiterati moniti apocalittici al genere umano? Non ultimo il famigerato “Terzo Segreto”? Inoltre, apparire alla massa di fedeli sotto l’aspetto di manifestazione “divina” adattandosi pertanto al credo religioso (cattolico nel caso in questione) quali finalità cela? Tali manifestazioni hanno un’intenzione benevola tesa al rinsaldamento della fede religiosa o comunque alla trasmissione d’insegnamenti edificanti e di moniti contro tendenze autodistruttive consustanziali alla natura umana? Oppure celerebbe ben più oscure e subdole manipolazioni delle coscienze tese ad una sorta di “asservimento subliminale” psichico dell’essere umano? Diversi sono gli interrogativi a cui occorrerebbe dare una risposta (su cui in futuro mi riservo di occuparmene) ma che di certo aprono in maniera inquietante l’intera vicenda di uno dei più importanti eventi della religione Cattolica ritenuto interamente svelato!
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[1] La magnetoidrodinamica (MHD) (da magnetohydrodynamics), è la disciplina che studia la dinamica dei fluidi elettricamente conduttori. Tra questi si annoverano i plasmi, i metalli liquidi, e l'acqua marina. La parola magnetoidrodinamica deriva da “magneto-“ (riferita al campo magnetico), “idro-“ (riferita ai fluidi) e dinamica (che significa movimento). La disciplina della magnetoidrodinamica fu studiata da Hannes Alfvén, per cui ricevette il premio Nobel nel 1970.

Di: Cristofaro Barbato
OTTAVA E ULTIMA PARTE

OLOGRAMMI

OLOGRAMMA

DECIMA E ULTIMA PARTE
È risaputo ormai da tempo immemorabile,che l'energia di un sistema dato si conserva sempre (nulla si crea e nulla si distrugge,tutto si trasforma),e ciò sta alla base del primo principio della termodinamica.Non tutte le forme di energia comunque sono in grado di auto-organizzarsi,ovviamente mi riferisco al calore e ad altre forme di energia dispersiva.La domanda da un milione che vi pongo quindi a questo punto è la seguente:se l'informazione rappresenta in definitiva il costituente fondamentale dell'energia,può essa stessa auto-organizzarsi attraverso strutture caotiche e dispersive di energia? Bè, accettando l'assunto che tutti i fenomeni di natura paranormale siano effettivamente del tutto reali per il soggetto che li percepisce, sembrerebbe proprio di sì. "Noi non siamo esseri umani che vivono un'esperienza spirituale. Noi siamo esseri spirituali che vivono un'esperienza umana.“ Pierre Teilhard de Chardin È l'informazione che crea le configurazioni energetiche ordinate e dinamiche (o strutture dissipative) „entro“(con) le quali sceglie di „vivere“;essa comunque potrebbe „sopravvivere“ benissimo anche attraverso... ma forse sarebbe meglio dire ...con le sembianze del caos energetico,senza dover necessariamente creare delle strutture ordinate.Quindi quale potrà mai essere il „motivo“ che spinge l'informazione a creare determinate strutture energetiche? Bè,una risposta a questa domanda impossibile potrebbe essere la seguente: ogni tanto anche l'Universo,ossia Dio,pensa;e tutto ciò che ha forma e struttura quindi,non rappresenta nient'altro che una parte dei suoi ricordi. Incancellabili sino al giorno della sua morte (morte termica dell'Universo)? E se essi continuassero ad esistere in eterno assumendo altre forme e caratteristiche fisiche,una volta raggiunto il Punto Omega?Come sarà il prossimo Universo, anch'esso costituito da luce,stelle,pianeti e Buchi Neri, oppure soltanto da luce?Dio rinascerà sano o menomato?Su queste e tante altre domande appartenenti alla categoria dei processi psichici OTW (Out of This World) si potrebbe speculare all'infinito". --------------------------------------- „(...)tutte le entità presenti nell'Universo attuale,codificano una quantità di informazione di gran lunga inferiore alla quantità permessa dalla teoria quantistica dei campi. Per esempio,se un atomo di idrogeno dovesse codificare tutta l'informazione che gli è consentita dal limite di Bekenstein,potrebbe codificare circa 4 x 10^6 bit di informazione (...)Quindi un atomo di idrogeno potrebbe codificare all'incirca un megabyte di informazione,mentre di norma codifica molto meno di un bit.La massa dell'idrogeno non viene di certo utilizzata in modo efficiente!Se si assume che il raggio sia quello di un protone (R= 10^-13 cm),la quantità di informazione codificabile nel protone è costituita da soli 44 bit!Questo valore è davvero piccolo rispetto alla complessità del protone - tre quark valenza,innumerevoli quark e gluoni virtuali- che è di fatto tanto complesso che non siamo ancora riusciti a calcolarne lo stato di base dai principi fondamentali utilizzando il Modello Standard, anche utilizzando i supercomputer più avanzati!“ (Frank J. Tipler,fisico) Fausto Intilla (Inventore-divulgatore scientifico)

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OLOGRAMMA

NONA PARTE
A volte ciò che non ci è dato di concepire,è il risultato di un'interazione tra mondi consimili,ma sfortunatamente posti in modelli di spazio differenti. Credete voi forse che il tre-barre di Oscar Reutersvärd sia un oggetto impossibile da concepire per un individuo che si ritrovi a vivere in un modello di spazio iperbolico? (Provate a giocherellare con un suo modello in gommapiuma).La mente umana sarebbe in grado di concepire anche l'impossibile, se solo potesse uscire da determinati modelli (o strati) di spazio olografico entro i quali si trova costantemente intrappolata.La quantità immensa di informazione che costituisce la mente di un essere umano (di media età, intelligenza e cultura), è strettamente vincolata,nel modo di muoversi attraverso altre strutture olografiche della realtà ad essa circostante,da determinati schemi biofisici che hanno avuto modo di concretizzarsi e quindi di assumere un aspetto ben definito e più o meno costante nel tempo (mi riferisco ovviamente al fenomeno dell'autopoiesi e alle rispettive analogie con quello dei sistemi dissipativi di Prigogine),durante il susseguirsi di milioni di anni di evoluzione.Tali vincoli,tra la mente umana e le sue potenziali capacità migratorie attraverso altri strati olografici, si fanno comunque via via sempre più deboli e inconsistenti man mano che il grado di elaborazione analogica del pensiero umano assume valori più alti,a scapito della vecchia impronta mnemonica di stampo binario. Il giorno in cui a gran parte dell'umanità sarà concesso di accedere alle meraviglie della psicocinesi e della chiaroveggenza non è indubbiamente assai vicino,ma neppure molto lontano.L'evolversi del sistema mente-corpo-realtà ad esso circostante,è il risultato di una costante interazione tra questi tre elementi (integrati nell'olomovimento di Bohm),paragonabile a quella che definisce i fenomeni non lineari della dinamica classica e a quella che definisce i fenomeni non-locali della meccanica quantistica.Questo continuum evolutivo di tale modello olografico della realtà potrebbe tuttavia,in un futuro assai lontano,entrare in risonanza con altri modelli di stato olografico in cui ogni entità fisica (sia essa animata o inanimata)si presenterebbe,grazie ad una perfetta sintonia di frequenza (vibrazione) tra le parti interagenti del sistema, scevra da ogni vincolo inerente alla sua natura,in quanto a massa,densità,moto e posizione e da ogni vincolo inerente alla natura dell'ambiente ad essa circostante (attrazione gravitazionale,pressione atmosferica, ecc ...) . Solo accettando questa premessa,possiamo immaginare un futuro in cui l'uomo sia in grado di spostare gli oggetti a distanza con la sola forza del pensiero o di visualizzare determinati eventi ancor prima che si verifichino.Ogni entità biologica altamente pensante(mi riferisco soprattutto al genere umano poichè,parafrasando Leibniz,non potremmo di certo includere le monadi nell'insieme delle entità biologiche altamente pensanti) di questo pianeta,la si può immaginare come un immenso accumulo di informazione (o bytes di memoria)super-organizzata,dinamica e in continuo evolversi, un'informazione che si rinnova costantemente e talvolta accresce entro determinati limiti;supporre quindi che possa innescarsi in un futuro assai lontano una sorta di interazione o risonanza energetica tra i vari stati olografici che compongono il nostro Universo, dando così luogo a dei fenomeni che trascendono ogni principio di ordine fisico tra le diverse forze elementari della natura (materializzazione degli oggetti con la sola forza del pensiero,psicocinesi,ecc...),non sarebbe a questo punto (a mio avviso)troppo azzardato.Tutti gli eventi fisici che rientrano nella categoria dei cosiddetti fenomeni paranormali,poichè sostanzialmente indefinibili e quindi inconcepibili da un punto di vista che rispecchi i canoni della fisica ortodossa, abbracciando l'ipotesi di un Universo olografico trovano immediatamente una spiegazione logica (difficile da capire e di non facile intuizione;a tal proposito vi consiglio vivamente la lettura del libro: The olographic Universe,di Michael

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giovedì 3 luglio 2008

OLOGRAMMA



OTTAVA PARTE
Questo impressionante nuovo concetto di realtà è stato battezzato "paradigma olografico" e sebbene diversi scienziati lo abbiano accolto con scetticismo, ha entusiasmato molti altri. Un piccolo, ma crescente, gruppo di ricercatori è convinto che si tratti del più accurato modello di realtà finora raggiunto dalla scienza. In un universo in cui le menti individuali sono in effetti porzioni indivisibili di un ologramma e tutto è infinitamente interconnesso, i cosiddetti "stati alterati di coscienza" potrebbero semplicemente essere il passaggio ad un livello olografico più elevato.
Se la mente è effettivamente parte di un continuum, di un labirinto collegato non solo ad ogni altra mente esistente o esistita, ma anche ad ogni atomo, organismo o zona nella vastità dello spazio, ed al tempo stesso, il fatto che essa sia capace di fare delle incursioni in questo labirinto e di farci sperimentare delle esperienze extracorporee, non sembra più così strano. Immaginarsi malati, immaginarsi sani.
Il paradigma olografico ha delle implicazioni anche nelle cosiddette scienze pure come la biologia. Keith Floyd, uno psicologo del Virginia Intermont College, ha sottolineato il fatto che se la concretezza della realtà non è altro che una illusione olografica, non potremmo più affermare che la mente crea la coscienza (cogito ergo sum). Al contrario, sarebbe la coscienza a creare l’illusoria sensazione di un cervello, di un corpo e di qualunque altro oggetto ci circondi che noi interpretiamo come "fisico".
Una tale rivoluzione nel nostro modo di studiare le strutture biologiche ha spinto i ricercatori ad affermare che anche la medicina e tutto ciò che sappiamo del processo di guarigione verrebbero trasformati dal paradigma olografico. Infatti, se l’apparente struttura fisica del corpo non è altro che una proiezione olografica della coscienza, risulta chiaro che ognuno di noi è molto più responsabile della propria salute di quanto riconoscano le attuali conoscenze nel campo della medicina.
Quelle che noi ora consideriamo guarigioni miracolose potrebbero in realtà essere dovute ad un mutamento dello stato di coscienza che provochi dei cambiamenti nell’ologramma corporeo.
Allo stesso modo, potrebbe darsi che alcune controverse tecniche di guarigione alternative come la "visualizzazione" risultino così efficaci perché nel dominio olografico del pensiero le immagini sono in fondo reali quanto la "realtà". Il mondo concreto è una tela bianca che attende di essere dipinta.
Perfino le visioni ed altre esperienze di realtà non ordinaria possono venire facilmente spiegate se accettiamo l’ipotesi di un universo olografico. Nel suo libro "Gifts of Unknown Things", il biologo Lyall Watson descrive il suo incontro con una sciamana indonesiana che, eseguendo una danza rituale, era capace di far svanire istantaneamente un intero boschetto di alberi.
Watson riferisce che mentre lui ed un altro attonito osservatore continuavano a guardare, la donna fece velocemente riapparire e scomparire gli alberi diverse volte.
Sebbene le conoscenze scientifiche attuali non ci permettano di spiegare tali fenomeni, esperienze come queste diventano più plausibili qualora si ammetta la natura olografica della realtà. Forse siamo tutti d’accordo su cosa esista o non esista semplicemente perché ciò che consideriamo "realtà consensuale" è stato formulato e ratificato ad un livello della coscienza umana nel quale tutte le menti sono illimitatamente collegate tra loro. Se ciò risultasse vero, sarebbe la più profonda ed importante di tutte le conseguenze connesse al paradigma olografico, implicherebbe infatti che esperienze come quella riportata da Watson non sono comuni solo perché non abbiamo impostato le nostre menti con le convinzioni atte a renderle tali. In un universo olografico non vi sono limiti all’entità dei cambiamenti che possiamo apportare alla sostanza della realtà perché ciò che percepiamo come realtà è soltanto una tela in attesa che noi vi si dipinga sopra qualunque immagine vogliamo.
Tutto diviene possibile, dal piegare cucchiai col potere della mente, ai fantasmagorici eventi vissuti da Carlos Castaneda durante i suoi incontri con don Juan, lo sciamano Yaqui descritto nei suoi libri. Tutto questo non sarà né più né meno miracoloso della capacità che abbiamo di plasmare la realtà a nostro piacimento durante i sogni.
Tutte le nostre convinzioni fondamentali dovranno essere riviste alla luce della teoria olografica della realtà.
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SETTIMA PARTE
Vi è una impressionante quantità di dati scientifici che confermano la teoria di Pribram, ormai, infatti, condivisa da molti altri neurofisiologi. Il ricercatore italo-argentino Hugo Zucarelli ha recentemente applicato il modello olografico ai fenomeni acustici, incuriosito dal fatto che gli umani possono localizzare la fonte di un suono senza girare la testa, abilità che conservano anche se sordi da un orecchio. È risultato che ciascuno dei nostri sensi è sensibile ad una varietà di frequenze molto più ampia di quanto supposto.
Ad esempio: il nostro sistema visivo è sensibile alle frequenze sonore, il nostro senso dell’olfatto percepisce anche le cosiddette "frequenze osmiche" e persino le cellule del nostro corpo sono sensibili ad una vasta gamma di frequenze.
Tali scoperte suggeriscono che è solo nel dominio olografico della coscienza che tali frequenze possono venire vagliate e suddivise. La realtà? Non esiste, è solo un paradigma olografico.
Ma l’aspetto più sbalorditivo del modello cerebrale olografico di Pribram è ciò che risulta quando lo si unisce alla teoria di Bohm. Perché se la concretezza del mondo non è altro che una realtà secondaria e ciò che esiste non è altro che un turbine olografico di frequenze e se persino il cervello è solo un ologramma che seleziona alcune di queste frequenze trasformandole in percezioni sensoriali, cosa resta della realtà oggettiva? Per dirla in parole povere: non esiste.
Come avevano lungamente sostenuto le religioni e le filosofie orientali, il mondo materiale è una illusione. Noi stessi pensiamo di essere delle entità fisiche che si muovono in un mondo fisico ma tutto questo fa parte del campo della pura illusione. In realtà siamo una sorta di "ricevitori" che galleggiano in un caleidoscopico mare di frequenze e ciò che ne estraiamo lo trasformiamo magicamente in realtà fisica: uno dei miliardi di "mondi" esistenti nel super-ologramma.

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SESTA PARTE

Numerosi studi, condotti sui ratti negli anni ‘20, avevano dimostrato che i ricordi non risultano confinati in: dagli esperimenti nessuno però riusciva a spiegare quale meccanismo consentisse al cervello di conservare i ricordi, fin quando Pribram non applicò a questo campo i concetti dell’olografia. Il Dott. Pribram crede che i ricordi non siano immagazzinati nei neuroni o in piccoli gruppi di neuroni, ma negli schemi degli impulsi nervosi che si intersecano attraverso tutto il cervello, proprio come gli schemi dei raggi laser che si intersecano su tutta l’area del frammento di pellicola che contiene l’immagine olografica. Quindi il cervello stesso funziona come un ologramma e la teoria di Pribram spiegherebbe anche in che modo questo organo riesca a contenere una tale quantità di ricordi in uno spazio così limitato.
È stato calcolato che il cervello della nostra specie ha la capacità di immagazzinare circa 10 miliardi di informazioni, durante la durata media di vita (approssimativamente l’equivalente di cinque edizioni dell’Enciclopedia Treccani!) e si è scoperto che anche gli ologrammi possiedono una sorprendente capacità di memorizzazione, infatti semplicemente cambiando l’angolazione con cui due raggi laser colpiscono una pellicola fotografica, si possono accumulare miliardi di informazioni in un solo centimetro cubico di spazio.... ma anche di correlare idee e decodificare frequenze di ogni tipo.
Anche la nostra stupefacente capacità di recuperare velocemente una qualsivoglia informazione dall’enorme magazzino del nostro cervello risulta spiegabile più facilmente, se si suppone che esso funzioni secondo principi olografici. Non è necessario scartabellare attraverso una specie di gigantesco archivio alfabetico cerebrale perché ogni frammento di informazione sembra essere sempre istantaneamente correlato a tutti gli altri: un’altra particolarità tipica degli ologrammi.
Si tratta forse del supremo esempio in natura di un sistema a correlazione incrociata. Un’altra caratteristica del cervello spiegabile in base all’ipotesi di Pribram è la sua abilità nel tradurre la valanga di frequenze luminose, sonore, ecc. che esso riceve tramite i sensi, nel mondo concreto delle nostre percezioni.
Codificare e decodificare frequenze è esattamente quello che un ologramma sa fare meglio. Così come un ologramma funge, per così dire, da strumento di traduzione capace di convertire un ammasso di frequenze prive di significato in una immagine coerente, così il cervello usa i principi olografici per convertire matematicamente le frequenze ricevute in percezioni interiori.

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mercoledì 2 luglio 2008

OLOGRAMMI



QUINTA PARTE

OLOGRAMMI

Poiché concetti come la località determinate zone del cervello vengono infranti in un universo dove nulla è veramente separato dal resto, anche il tempo e lo spazio tridimensionale (come le immagini del pesce sui monitor TV) dovrebbero venire interpretati come semplici proiezioni di un sistema più complesso.
Al suo livello più profondo la realtà non è altro che una sorta di super-ologramma dove il passato, il presente ed il futuro coesistono simultaneamente; questo implica che, avendo gli strumenti appropriati, un giorno potremmo spingerci entro quel livello della realtà e cogliere delle scene del nostro passato da lungo tempo dimenticato. Cos’altro possa contenere il super-ologramma resta una domanda senza risposta.
In via ipotetica, ammettendo che esso esista, dovrebbe contenere ogni singola particella subatomica che sia, che sia stata e che sarà, nonché ogni possibile configurazione di materia ed energia: dai fiocchi di neve alle stelle, dalle balene grigie ai raggi gamma. Dovremmo immaginarlo come una sorta di magazzino cosmico di Tutto ciò che Esiste.
Bohm si era addirittura spinto a supporre che il livello super-olografico della realtà potrebbe non essere altro che un semplice stadio intermedio oltre il quale si celerebbero un’infinità di ulteriori sviluppi. Poiché il termine ologramma si riferisce di solito ad una immagine statica che non coincide con la natura dinamica e perennemente attiva del nostro universo, Bohm preferiva descrivere l’universo col termine "olomovimento".
Affermare che ogni singola parte di una pellicola olografica contiene tutte le informazioni in possesso della pellicola integra significa semplicemente dire che l’informazione è distribuita non-localmente. Se è vero che l’universo è organizzato secondo principi olografici, si suppone che anch’esso abbia delle proprietà non-locali e quindi ogni particella esistente contiene in se stessa l’immagine intera.
Partendo da questo presupposto si deduce che tutte le manifestazioni della vita provengono da un’unica fonte di causalità che include ogni atomo dell’universo. Dalle particelle subatomiche alle galassie giganti, tutto è allo stesso tempo parte infinitesimale e totalità di "tutto". Il cervello è un ologramma capace di conservare 10 miliardi di informazioni…
Lavorando nel campo della ricerca sulle funzioni cerebrali, anche il neurofisiologo Karl Pribram, dell’Università di Stanford, si è convinto della natura olografica della realtà.

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QUARTA PARTE

Per spiegare la sua teoria Bohm utilizzava questo esempio: immaginate un acquario contenente un pesce. Immaginate anche che l’acquario non sia visibile direttamente ma che noi lo si veda solo attraverso due telecamere, una posizionata frontalmente e l’altra lateralmente rispetto all’acquario. Mentre guardiamo i due monitor televisivi possiamo pensare che i pesci visibili sui monitor siano due entità separate, la differente posizione delle telecamere ci darà infatti due immagini lievemente diverse. Ma, continuando ad osservare i due pesci, alla fine ci accorgeremo che vi è un certo legame tra di loro: quando uno si gira, anche l’altro si girerà; quando uno guarda di fronte a sé, l’altro guarderà lateralmente. Se restiamo completamente all’oscuro dello scopo reale dell’esperimento, potremmo arrivare a credere che i due pesci stiano comunicando tra di loro, istantaneamente e misteriosamente.
Secondo Bohm il comportamento delle particelle subatomiche indica chiaramente che vi è un livello di realtà del quale non siamo minimamente consapevoli, una dimensione che oltrepassa la nostra. Se le particelle subatomiche ci appaiono separate è perché siamo capaci di vedere solo una porzione della loro realtà, esse non sono "parti" separate bensì sfaccettature di un’unità più profonda e basilare che risulta infine altrettanto olografica ed indivisibile quanto la nostra rosa. E poiché ogni cosa nella realtà fisica è costituita da queste "immagini", ne consegue che l’universo stesso è una proiezione, un ologramma. Il magazzino cosmico di tutto ciò che è, sarà o sia mai stato
Oltre alla sua natura illusoria, questo universo avrebbe altre caratteristiche stupefacenti: se la separazione tra le particelle subatomiche è solo apparente, ciò significa che, ad un livello più profondo, tutte le cose sono infinitamente collegate. Gli elettroni di un atomo di carbonio del cervello umano sono connessi alle particelle subatomiche che costituiscono ogni salmone che nuota, ogni cuore che batte ed ogni stella che brilla nel cielo.
Tutto compenetra tutto. Sebbene la natura umana cerchi di categorizzare, classificare e suddividere i vari fenomeni dell’universo, ogni suddivisione risulta necessariamente artificiale e tutta la natura non è altro che una immensa rete ininterrotta. In un universo olografico persino il tempo e lo spazio non sarebbero più dei principi fondamentali.

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OLOGRAMMA



TERZA PARTE

Per quasi tutto il suo corso la scienza occidentale ha agito sotto il preconcetto che il modo migliore di capire un fenomeno fisico, che si trattasse di una rana o di un atomo, era quello di sezionarlo e di studiarne le varie parti.
Gli ologrammi ci insegnano che alcuni fenomeni possono esulare da questo tipo di approccio.
Questa intuizione suggerì a Bohm una strada diversa per comprendere la scoperta del professor Aspect. Diversi livelli di consapevolezza, diverse realtà Bohm si convinse che il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto indipendentemente dalla distanza che le separa risiede nel fatto che la loro separazione è un’illusione. Egli sosteneva che, ad un qualche livello di realtà più profondo, tali particelle non sono entità individuali ma estensioni di uno stesso "organismo" fondamentale.

Preso da internet.
L’approfondimento continuerà nei prossimi giorni
Salvo

OLOGRAMMI

OLOGRAMMI SECONDA PARTE

Per capire come mai il Prof. Bohm abbia fatto questa sbalorditiva affermazione, dobbiamo prima comprendere la natura degli ologrammi. Un ologramma è una fotografia tridimensionale prodotta con l’aiuto di un laser: per creare un ologramma l’oggetto da fotografare viene prima immerso nella luce di un raggio laser, poi un secondo raggio laser viene fatto rimbalzare sulla luce riflessa del primo e lo schema risultante dalla zona di interferenza dove i due raggi si incontrano viene impresso sulla pellicola fotografica. Quando la pellicola viene sviluppata risulta visibile solo un intrico di linee chiare e scure ma, illuminata da un altro raggio laser, ecco apparire il soggetto originale. La tridimensionalità di tali immagini non è l’unica caratteristica interessante degli ologrammi, difatti se l’ologramma di una rosa viene tagliato a metà e poi illuminato da un laser, si scoprirà che ciascuna metà contiene ancora l’intera immagine della rosa. Anche continuando a dividere le due metà, vedremo che ogni minuscolo frammento di pellicola conterrà sempre una versione più piccola, ma intatta, della stessa immagine. Diversamente dalle normali fotografie, ogni parte di un ologramma contiene tutte le informazioni possedute dall’ologramma integro.
Questa caratteristica degli ologrammi ci fornisce una maniera totalmente nuova di comprendere i concetti di organizzazione e di ordine

Preso da Internet
Salvo

martedì 1 luglio 2008

OLIGRAMMI


L’UNIVERSO È UN’ILLUSIONE? GLI SCIENZIATI ALLE PRESE CON IL “PARADIGMA OLOGRAFICO“
Stupefacenti scoperte nel campo della fisica potrebbero sconvolgere completamente le nostre convinzioni sulla natura dell’universo e della vita stessa, aprendo un ventaglio di possibilità mai ipotizzate prima d’ora.

Nel 1982 un’équipe di ricerca dell’Università di Parigi, diretta dal fisico Alain Aspect, ha condotto quello che potrebbe rivelarsi il più importante esperimento del XX secolo. Aspect ed il suo team hanno infatti scoperto che, sottoponendo a determinate condizioni delle particelle subatomiche, come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente una con l’altra indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o di 10 miliardi di chilometri. È come se ogni singola particella sapesse esattamente cosa stiano facendo tutte le altre. Questo fenomeno può essere spiegato solo in due modi: o la teoria di Einstein che esclude la possibilità di comunicazioni più veloci della luce è da considerarsi errata, oppure le particelle subatomiche sono connesse non-localmente. Poiché la maggior parte dei fisici nega la possibilità di fenomeni che oltrepassino la velocità della luce, l’ipotesi più accreditata è che l’esperimento di Aspect sia la prova che il legame tra le particelle subatomiche sia effettivamente di tipo non-locale.
David Bohm, noto fisico dell’Università di Londra, recentemente scomparso, sosteneva che le scoperte di Aspect implicavano che la realtà oggettiva non esiste. Nonostante la sua apparente solidità, l’universo è in realtà un fantasma, un ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato. Ologrammi, la parte e il tutto in una sola immagine.

Il trattato è molto più lungo, ma ho voluti sintetizzarlo in modo che i lettori non vengano scoraggiati a leggerlo.
Dite la vostra Salvo

INDIFFERENZA


Riflessioni

Siamo umani, con pregi e difetti.

La tolleranza è un valore sempre più raro,

Se abbiamo tanti pregi e qualche difetto, quello che resta in primo piano sono i difetti, i pregi vengono ignorati.

L’indifferenza è disumana.

La conoscenza, il sapere, ci rende più tristi, perché coscienti della nostra impotenza.

L’arroganza del potere, è frustante.

Esprimere se stessi è denudare la propria anima.

In questo mondo, siamo attori, ma solo comparse,
i primi attori sono deludenti.

La perfezione nell’uomo non esiste.

Salvo